Morte sospetta (Elisa)


Il racconto fa parte del libro “Racconti e storie briosi”. Quaranta racconti e storie briosi nei quali le donne sono protagoniste, costruiti mixando fatti reali e immaginari, trasposti in tempi e/o luoghi diversi con personaggi reali e di fantasia. I racconti e le storie hanno una base di verità originale derivata da esperienze personali, di amici e conoscenti e da fatti di cronaca.

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Morte sospetta (Elisa)

Dalle cronache del Corriere: Elisa Guffanti, figlia di Emilio, fondatore della omonima industria farmaceutica, scomparso lo scorso anno, è stata stroncata da un infarto in ambulanza. Poco efficaci i precedenti tentativi di rianimazione sul posto. Sarà ricordata come grande benefattrice dalle Onlus che si prodigano con i poveri e gli esclusi.

Elisa era nota alle cronache mondane di Milano per essere una bella e simpatica signora cinquantenne, giocatrice di golf e di burraco. Era sposata da vent’anni con Giorgio, quarantacinquenne architetto, giocatore di golf con un handicap molto superiore al suo. Erano soci del golf club del Molinetto, alle porte di Milano. Non avevano figli, nonostante ci tenessero molto, e non ne avevano mai voluto adottare. Si diceva che Giorgio, che lavorava in uno studio di architettura che si occupa di ristrutturazioni e arredi per interni, fosse riuscito alla fine a sposare Elisa unicamente per la grande avvenenza. Si diceva anche che in casa comandasse lei, non solo perché di maggiore età.

Elisa era una cardiopatica con diversi stent alle coronarie. Quindici anni prima, dopo cinque anni di matrimonio, aveva avuto un infarto infero-posteriore al cuore curato con angioplastica cui aveva fatto seguito, dopo un anno, un altro infarto, come capita al 20% dei primi infartuati. Tutto era andato liscio per altri dieci anni quando per un episodio che poteva essere prodromico a un terzo infarto era stata ricoverata d’urgenza. Quella volta non le furono applicati stent – ne aveva già quattro – ma le fu inserito un palloncino per curare un’ostruzione all’80% che si era formata in una coronaria nei pressi di uno degli stent esistenti. Nonostante tutto questo, la vita di Elisa era seguita in società tra golf, burraco, la Scala, beneficienze e vacanze a Punta Ala e St. Moritz.

Senza che fosse eseguita un’autopsia, per espressa volontà di Giorgio, la morte di Elisa fu archiviata come conseguenza di infarto al miocardio. Due giorni dopo si tenne il funerale nella basilica di Sant’Ambrogio, preceduto da due giorni di pubblicazione di annunci sul Corriere. Parteciparono in tantissimi, amici, conoscenti e molte persone alle quali Elisa aveva fatto del bene. Al funerale alcuni commentarono che vi erano stati screzi tra la defunta e il marito ma non al di là dell’usuale convivenza tra persone che si rispettano. Altri dicevano che Giorgio l’avesse sposata per soldi, cosa che poteva essere vera solo in parte perché Elisa era all’epoca una bella ragazza di trent’anni.

Il sabato seguente il funerale, si tenne una riunione di famiglia alla quale parteciparono Giorgio, Eugenio, fratello di Elisa, e le due sorelle, con i rispettivi coniugi e figli. Come da usanza della famiglia Guffanti, venne fatta la ripartizione consensuale del guardaroba e dei gioielli di Elisa tra sorelle, cognata e nipoti femmine. Giacomo, figlio di Eugenio, giovane liceale, chiese é ottenne l’iPad della zia. In quell’occasione, in assenza di un testamento che non era stato ancora trovato, al fine di procedere alla definizione dell’eredità e della ripartizione tra gli eredi, fu deciso di chiedere al notaio Spreafico di fare l’inventario dei beni mobili e immobili della defunta. 

La sera stessa, a casa, prima di fare il reset dell’iPad, Giacomo volle dare un’occhiata alle applicazioni installate per verificare se la zia avesse lasciato lì le sue volontà. Non trovò quello che cercava ma nelle Note lesse una mezza frase scritta in lettere maiuscole: NN CHIMATP 112. Incuriosito e preoccupato della scoperta, verificò ed ebbe conferma che il giorno di compilazione della nota corrispondeva a quello della morte della zia. Ne parlò immediatamente al padre che pensò subito a un messaggio lasciato in extremis dalla sorella per fare sapere che il marito l’aveva lasciata morire senza chiamare i soccorsi. D’impulso avrebbe voluto denunciare il cognato.  Seguì invece il suggerimento della moglie, molto cauta nei giudizi e nel prendere decisioni affrettate. Con lo scopo di venire a capo della faccenda senza dare scandalo, indisse, con una buona scusa, una seconda riunione di famiglia per mettere alle strette Giorgio. Se avesse dato seguito all’impulso, tutta la famiglia sarebbe stata triturata dagli articoli dei giornali e dai pettegolezzi di amici e conoscenti. 

Così, ufficialmente per prendere visione della bozza del documento predisposto dal notaio, la famiglia si riunì una seconda volta senza la presenza dei figli. Eugenio introdusse il tema ricordando la morte di Elisa e chiedendo a Giorgio di raccontare per filo e per segno cosa fosse successo quella sera e come la sorella avesse perso conoscenza. 

<Quella domenica, dopo essere stati a pranzo al Boeucc con Aurelio e Diana, due vecchi amici, eravamo rientrati a casa. Elisa, con un gran mal di testa e un peso allo stomaco che le dava nausea, si era messa a letto. Alzatasi verso le 17.30, era andata in cucina a preparare un caffè, poi si era stesa su un divano in soggiorno a leggere il giornale sull’iPad. Ad un certo punto prese a lamentarsi ad alta voce: “Giorgio sto male, molto male. Chiama il 112, è urgente”. Non pensai due volte. Presi il cellulare e chiamai immediatamente il 112. Arrivarono dopo 15 minuti, quando ormai Elisa aveva smesso di lamentarsi. Aveva vomitato sul tappeto ed era svenuta finendoci sopra scivolando dal divano. Il medico del 112 cercò di rianimarla con un defibrillatore. Dovevate vedere che salti le fecero fare. Sembrava che si fosse ripresa. La misero in una specie di lenzuolo con maniglie e la portarono giù dalle scale all’ambulanza.  Al medico del 112 che mi aveva chiesto come si fosse sentita negli ultimi tempi avevo risposto: bene, anche se ultimamente mia moglie diceva di provare fastidio al cuore quando si innervosiva. Sconcertato per l’accaduto, non ebbi il coraggio di salire con lei sull’ambulanza. Mi fermai a casa, dopotutto, essendo domenica, non c’era nessuno dei filippini>.

<Povera Elisa>, commentò il fratello. <È così che se n’è andata? Sei certo di quanto hai raccontato? Non hai taciuto qualche dettaglio?>, disse, enfatizzando quest’ultima parola.

<Perché me lo domandi? Perché dovrei mentire a voi, miei cognati?>

<Perché Elisa ha lasciato scritto nelle note dell’iPad che tu non hai chiamato subito il 112. Non ci credi? Vuoi vedere? Guarda: NN CHMATP 112>.

<Mi volete fregare. Perché?>.

<Nessuna fregatura. La data riportata sulla nota è quella del giorno del trapasso, sai che non sarebbe possibile crearla ex post. Sono costretto a denunciarti. Sei un delinquente. Sapevamo che negli ultimi tempi c’erano stati degli screzi tra voi, perché tu te la facevi con una ragazza di vent’anni. Ti voleva lasciare in eredità la legittima e non, come da tempo avevate concordato, nominarti erede universale. Hai approfittato dell’occasione. Non hai dovuto ucciderla … direttamente. È bastato che tu chiamassi il 112 quando ormai era in coma. Farabutto.  Hai una sola possibilità per non finire in galera per il resto della vita. Rinunciare all’eredità in favore dei nipoti e sparire da Milano. Anzi dalla Lombardia. Non farti vedere più. Ricorda che hai sopra la testa una spada di Damocle. Se non rinunci all’eredità e sparisci, ti denunciamo>.

Fu così che Giorgio, per evitare di essere incriminato per l’assassinio della moglie, fece formale rinuncia all’eredità in favore dei nipoti. Non aveva ritardato l’arrivo della autoambulanza ma aveva chiamato il 112 non appena Elisa glielo aveva chiesto. Non seppe mai perché la moglie avesse scritto nelle note NN CHIMATP 112.

 

 

 

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