Il racconto fa parte del libro “Racconti e storie briosi”. Quaranta racconti e storie briosi nei quali le donne sono protagoniste, costruiti mixando fatti reali e immaginari, trasposti in tempi e/o luoghi diversi con personaggi reali e di fantasia. I racconti e le storie hanno una base di verità originale derivata da esperienze personali, di amici e conoscenti e da fatti di cronaca.

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Gita in barca (Lidia e Gloria)
In Grecia, un pomeriggio d’estate, al calar del sole, quattro amici stavano rientrando al porto di Votsi sull’isola di Alonissos, dopo una memorabile gita in barca.
«È stata proprio una bellissima giornata!».
«Sì, è stata molto piacevole».
«E ci siamo divertiti un sacco!».
«È proprio da ripetere».
Grande entusiasmo da parte di tutti e bei sorrisi, rilassati.
«Cosa facciamo questa sera?».
«Andiamo alla Cora – la vecchia capitale dell’isola -.
«Sì, all’Astrofegia, il ristorante con il pergolato dove si mangia bene e il servizio è molto buono».
Sul motoscafo c’erano due coppie di amici dai 35 ai 40 anni: Lorenzo e Lidia, Giovanni e Gloria. Erano alloggiati all’Hotel Milia, un po’ distante da Patitiri – il porto, centro principale dell’isola – in posizione incantevole, sul mare, in mezzo a una pineta. Lorenzo e Lidia erano innamorati di Alonissos dove, da ormai cinque anni, passavano le vacanze estive. Per Giovanni e Gloria, invece, Alonissos era la prima volta. Lorenzo e Giovanni erano colleghi di lavoro, entrambi avvocati in un prestigioso studio legale di Milano. Lorenzo e Lidia non avevano figli mentre Giovanni e Gloria avevano lasciato il figlio ai nonni.
I quattro partirono alle dieci e trenta dal porto di Votzi con un motoscafo noleggiato per la durata della vacanza, diretti all’isola disabitata di Kira Panagia, distante un’ora e mezza di navigazione. Verso mezzogiorno, raggiunsero la baia di colore bianco, splendente sotto il sole. Ancorata la barca con la prua verso il mare, Lorenzo nuotò a terra con una cima che cazzò a una roccia a forma di grande bitta. Gli altri tre seguirono nuotando e camminando per portare a terra le vettovaglie e un ombrellone smontabile.
Una volta sistemati, Lorenzo disse: «Mi piacerebbe fare snorkeling in una baia qui vicino dove ci sono meravigliosi pesci».
«Non avresti potuto dirlo prima?», commentò Giovanni.
«No problem, è presto fatto», rispose Lorenzo. «Chi viene con me? Vieni tu Giovanni? Lidia sicuramente non viene, non le piace lo snorkeling».
«Sono incerto», rispose Giovanni, «ma se proprio vuoi …».
«Beh sì, avrei bisogno di una persona, almeno».
«Allora vengo io», concluse Gloria.
Lorenzo e Gloria raggiunsero il motoscafo, issarono l’ancora di prua, Giovanni mollò la cima ancorata alla roccia poi si sdraiò a prendere il sole. Dopo qualche minuto, la barca scomparve dietro una punta della baia. Una volta sistemato l’ombrellone, Lidia entrò in mare per un bagno. Uscì con i capelli bruni a caschetto bagnati, lucida come una foca, con il bikini azzurro, come il colore degli occhi, che faceva risaltare l’abbronzatura. Si avvicinò a Giovanni con le mani a conca piene d’acqua e gliele aprì sul petto. Giovanni, assopito, balzò come una molla, prese Lidia per una caviglia e la fece cadere. Poi si buttò su di lei per placcarla e girarla faccia in su. Facendo questa manovra, la parte superiore del bikini si slacciò e così rimase all’aria il più bel paio di seni che avesse mai visto. Nonostante la frequentazione, Lidia non aveva mai avuto un incontro ravvicinato con Giovanni, noto come il più bel ragazzo della compagnia. Non dette l’impressione di essere in difficoltà o di cedere al suo peso e con un sorriso gli buttò le braccia al collo. Giovanni, che non era uno stinco di santo, non si fece pregare due volte. Le diede un bacio, corrisposto con profonda disponibilità, seguito da uno scambio di affettuose tenerezze giudicato da Lidia, a posteriori, memorabile.
Mentre i due, rintanati sotto l’ombrellone, ripassavano la lezione, Lorenzo e Gloria non erano da meno. L’uscita per lo snorkeling era un pretesto architettato per rimanere soli: infatti, sebbene avessero avuto altre occasioni di incontro a Milano, non erano mai riusciti ad arrivare al dunque. Così, con la massima soddisfazione di entrambi gli officianti, sul lettino del motoscafo si celebrò un altro rito, accompagnato dal dondolio della barca e dallo sciabordio delle onde. Verso l’una e mezza Lorenzo mise la prua verso la baia bianca e nel giro di dieci minuti raggiunse la riva. Aiutato da Giovanni ormeggiò nuovamente il motoscafo.
«Come siete stati», chiese Lorenzo.
«Molto bene», rispose Lidia, «preso il sole e giocato a carte».
«A quale gioco?».
«Scopa», rispose Giovanni.
«Ma guarda!», disse Lorenzo, «anche noi abbiamo giocato a scopa dopo lo snorkeling. Ricordi, Lidia, avevamo lasciato un mazzo di carte in barca per ogni evenienza».
Lidia sapeva che il marito stava mentendo perché quella mattina lei stessa aveva tolto i due mazzi di carte dalla barca e li aveva portati con sé alla spiaggia. «Quindi», pensò, «anche loro …, ma guarda un po’, Gloria, una santarellina! Beh, quand’è così non mi sento in colpa per quello che c’è stato questa mattina con Giovanni. Anzi, mi sono semplicemente portata avanti. A questo punto lo rifarei».
I quattro si strinsero sotto l’ombrellone, fecero insieme un abbondante picnic e dopo la siesta si dettero alle carte. A quale gioco? Scopa, naturalmente!