Il racconto fa parte del libro “Racconti e storie briosi”. Quaranta racconti e storie briosi nei quali le donne sono protagoniste, costruiti mixando fatti reali e immaginari, trasposti in tempi e/o luoghi diversi con personaggi reali e di fantasia. I racconti e le storie hanno una base di verità originale derivata da esperienze personali, di amici e conoscenti e da fatti di cronaca.

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Nove buche (Eleonora)
Paolo era un giovane quarantenne che gestiva un fiorente commercio all’ingrosso di vini e liquori. Era un appassionato di golf, socio di un prestigioso circolo di Milano. Diceva ai suoi dipendenti che il gioco del golf gli permetteva di incontrare gente scelta, utile allo sviluppo dell’attività. Godeva di una discreta libertà di gestione del tempo che gli permetteva di giocare un paio di pomeriggi la settimana oltre alle gare e tornei nel weekend. A metà pomeriggio di un caldo giorno di fine giugno, presso il caddie master Paolo incontrò Eleonora, una bella ragazza di trentacinque anni che due settimane prima era stata sua compagna in una Louisiana. L’aveva conosciuta in primavera durante una golf clinic tenuta dai maestri del circolo e aveva stretto amicizia come si fa da studenti con le compagne di classe.
«Ciao Eleonora, come stai, sei in forma?».
«Sto bene, grazie, e in discreta forma».
«Peccato, avrei voluto proporti di giocare insieme nove buche ma se sei in gran forma ho paura di fare brutta figura!».
«Non scherzare, Paolo, tu sei molto più bravo di me!».
«Allora mi vuoi mettere alla prova? Nove buche?».
«Ok». Rispose Eleonora. Poi, rivolgendosi al caddie master domandò: «Claudio, quali suggerisce, le prime o le seconde nove?».
«Farei le prime nove buche, con gli alberi c’è più frescura e oggi pomeriggio ce n’è bisogno con il caldo che fa», rispose il caddie master, e continuò dicendo «i pochi presenti sono sulle seconde nove. Attenzione, però, le previsioni danno possibilità di temporali nel pomeriggio».
Sebbene le previsioni del caddie master non andrebbero mai disattese, visto il cielo azzurro con poche nuvole i due decisero egualmente di andare al tee di partenza della prima buca. Il gioco seguì con ordine e con discreta velocità. Paolo giocava meglio ma Eleonora aveva tirato bei colpi di driver e ottimi approcci. A metà percorso, subito dopo la partenza della quinta buca, si scatenò un violento temporale. Sotto una pioggia incessante, di corsa, con i carrelli – che portano sacche con i bastoni e altro – raggiunsero un rifugio, mimetizzato tra gli alberi, posto sul percorso per queste situazioni.
Di circa otto metri quadrati, il rifugio era una casetta rettangolare composta da una tettoia chiusa sui quattro lati da pareti in pietra a vista con un’ampia apertura sul davanti e una finestrella su ciascuno dei lati corti. Il pavimento era in terra battuta. Unico arredamento, una panca che correva lungo i tre lati non aperti. Messi i carrelli al riparo sotto la parte sporgente della tettoia, davanti all’ingresso, entrarono nella casetta. La maglietta fradicia di Eleonora, che non portava reggiseno, faceva trasparire la rotondità e la solidità dei seni. Vista la situazione, Paolo le suggerì di togliere immediatamente la maglietta e, per evitare che uscisse dalla casetta per raggiungere la sacca, le prestò il proprio maglione. Per indossarlo Eleonora si avvicinò alla panca opposta a quella dov’era seduto Paolo e gli diede le spalle. Appena tolta, la maglietta le sfuggì di mano e, per evitare che cadesse sul terreno, si piegò per afferrarla scoprendo i seni nella loro giovanile pienezza. Prese, poi, il maglione di Paolo che aveva appoggiato sulla panca, e lo indossò, cercando di non scoprirsi ancora. Mentre i pantaloncini di Eleonora non erano molto bagnati, quelli lunghi di Paolo erano fradici, come la sua maglietta. Uscì per recuperare un altro maglione nella sacca ma non gli riuscì di trovare i pantavento che usava indossare quando giocava con la pioggia. Chiese allora a Eleonora il permesso di togliere i pantaloni bagnati. «Immagino che tu abbia qualcosa sotto», fu la risposta di Eleonora. Paolo, rimasto in slip, tolse la maglietta e mise il maglione. Eleonora rimase colpita dalla sua fisicità e lo osservò più volte, seduta sulla panca di fronte. A Paolo non sfuggì l’interessamento.
Nel frattempo, il temporale aveva raggiunto l’apice con tuoni, lampi e scrosci di pioggia che, colpendo la tettoia, incutevano timore a Eleonora. Inoltre, la temperatura si era abbassata molto.
«Eleonora non temere. La casetta è protetta dai fulmini. Hai freddo? Si vede solo a guardarti. Vieni a scaldarti un po’».
Eleonora esitò, poi, tutto considerato, pensò che sarebbe stato meglio accettare l’invito. Si alzò, sedette sulla panca a lato di Paolo, appoggiò il capo sulla sua possente spalla e si strinse a lui. La vicinanza e il suo profumo la spinsero a infilare una mano sotto il suo maglione e a strofinarla con delicatezza sul petto per riscaldarla. Girò il capo verso l’alto per guardarlo da vicino. Lui, eccitato, si abbassò e la baciò avendo una risposta lunga e appassionata che lo mandò in visibilio. Proprio sul finire dello scambio affettuoso di tenerezze, smise di piovere e il cielo iniziò a schiarire. A questo punto, Eleonora suggerì che sarebbe stato meglio rientrare alla club house per non dare adito a pettegolezzi: «Qui con i gossip non si scherza». Si rivestirono in qualche modo e ripresero a giocare. Eleonora tirò molto meglio di prima. Paolo pensò che lo meritasse. Terminate le nove buche consegnarono i carrelli al caddie master che chiese loro com’era andata.
«Bene», rispose Eleonora, per fortuna quando è iniziato il temporale ci trovavamo presso il rifugio della buca 5».
«Tutto considerato siete andati veloci», commentò il caddie master.
«Il tempo giusto», precisò Paolo. «Ciao Eleonora, grazie di tutto».
«Grazie a te Paolo, è stato molto bello, nonostante la pioggia. Ciao, alla prossima».
«Ci conto».