Il racconto fa parte del libro “Racconti e storie briosi”. Quaranta racconti e storie briosi nei quali le donne sono protagoniste, costruiti mixando fatti reali e immaginari, trasposti in tempi e/o luoghi diversi con personaggi reali e di fantasia. I racconti e le storie hanno una base di verità originale derivata da esperienze personali, di amici e conoscenti e da fatti di cronaca.

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L’incidente (Mariella e Betty)
Alessandro, medico ventottenne, specializzando presso il Policlinico, viveva con i genitori a Milano in viale Gran Sasso, nei pressi del Politecnico. Il padre, geometra presso una nota impresa di costruzioni, avrebbe voluto che studiasse ingegneria anche per la vicinanza all’Ateneo. Lo sapevano tutti, parenti e amici, Alessandro aveva sempre voluto studiare medicina e alla fine, nonostante le pressioni paterne, c’era riuscito. Dopo il liceo scientifico si era iscritto a Medicina alla Statale, si era laureato a venticinque anni con il massimo dei voti ed ora frequentava la scuola di specialità in nefrologia presso il Policlinico.
Un giorno di novembre, mentre si recava all’Ospedale in motorino, giunse a un incrocio appena dopo un incidente. Una ragazza giaceva incosciente sull’asfalto circondata da persone che la osservavano senza muovere un dito. Si avvicinò, si qualificò e la cerchia si aprì per farlo passare. Dopo essersi accertato che fosse stata chiamata l’ambulanza, si chinò sulla ragazza per valutarne le condizioni. La pratica di pronto soccorso al Policlinico gli permise di diagnosticare immediatamente un arresto cardiaco. Si mise a rianimarla con cicli di cinque massaggi cardiaci e respirazione bocca a bocca e, dopo il sesto ciclo, la ragazza riprese conoscenza accennando un sorriso. Gli astanti, che avevano seguito con attenzione le manovre di rianimazione, sciamarono rapidamente non appena la ragazza riprese a respirare autonomamente e il cuore a battere regolarmente. Subito dopo sopraggiunse l’ambulanza che prelevò la giovane e partì velocemente verso il Pronto Soccorso più vicino.
Se ne erano andati tutti, a meno di due che si rivolsero ad Alessandro per avere notizie: un ragioniere, l’investitore, preoccupato per le conseguenze dell’incidente e la salute della giovane, e una bella ragazza con le lacrime agli occhi che si era interessata alla sua sorte. Il ragioniere gli lasciò il biglietto da visita in cambio del suo numero di telefono. La ragazza, una escort di nome Betty, che lavorava in una pensione all’incrocio, lo ringraziò con un sorriso.
Il giorno seguente, alle pagine di cronaca del Corriere, Alessandro lesse dell’incidente avvenuto all’incrocio tra le vie Segantini e Darwin che aveva coinvolto Mariella Guffanti, una giovane commessa di ventiquattro anni, investita da un’auto mentre attraversava in bicicletta le strisce pedonali. Non era nota l’esatta dinamica dell’incidente. Si sapeva solo che la giovane era stata salvata dall’intervento di un passante, forse un medico o infermiere, che era riuscito a rianimarla sul posto.
Alessandro non dimenticò l’accaduto anche se per mesi non ne seppe nulla. Ai primi di febbraio dell’anno seguente Mariella andò a trovarlo al Policlinico portandogli un regalo con un abbraccio e mille ringraziamenti per averle salvato la vita. Il ringraziamento non era il solo scopo della visita. Gli raccontò che a seguito dell’incidente aveva avuto un danno permanente alla vista che non le consentiva di volgere lo sguardo a destra. Aveva subito un intervento, che non era risultato risolutivo, doveva sottoporsi mensilmente a un controllo e portare occhiali correttivi speciali, con danno all’immagine. Per questo motivo voleva conoscere la dinamica dell’incidente in modo d’ottenere un risarcimento e a tale scopo l’avvocato l’aveva indotta a mettersi in contatto con lui. Alessandro spiegò di non essere in grado di aiutarla in quanto era giunto all’incrocio dopo l’incidente. Si ricordò del biglietto da visita dell’investitore, però già noto all’avvocato di Mariella. Pensò poi che Betty, la escort che aveva chiesto sue notizie sul luogo dell’incidente, avrebbe potuto ricordare particolari utili alla ricostruzione dell’accaduto e si offrì di accompagnarla da lei.
Due giorni dopo si recarono alla pensione all’incrocio dove era avvenuto l’incidente e chiesero di Betty. La ragazza ebbe grande sollievo vedendo Mariella e le raccontò che quel giorno, l’8 novembre, data di nascita della nipote, stava uscendo dall’albergo proprio quando lei fu investita dall’auto mentre attraversava in bicicletta le strisce pedonali. L’auto era passata con il semaforo appena diventato rosso. Si mise a disposizione come testimone oculare, incontrò l’avvocato di Mariella e depose al processo. Grazie alla sua testimonianza Mariella ottenne un equo risarcimento.