L’abbronzatura


A fine agosto, al rientro a Milano dalle vacanze, ho notato alcune cose strane.

Molte auto non si fermano per lasciarmi passare sulle strisce pedonali.

Nonostante abbia più di ottant’anni, quando vado a spasso per la città, i giovani non mi fanno più passare sui marciapiedi stretti.

Le persone di colore mi sorridono quando mi incrociano, e questo mi fa piacere.

In farmacia, una dottoressa ha scandito le parole con una lentezza inconsueta, quasi temesse che non capissi bene l’italiano.

Al bar, un barista mi ha chiesto due volte se il cappuccino fosse davvero “con poca schiuma”, quasi non fosse convinto che l’avessi ordinato io.

Un lavavetri di colore è passato oltre senza neanche accennare a chiedermi se volessi far lavare il parabrezza.

Devo ammettere che la mia abbronzatura, soprattutto quella del viso, è molto evidente. È il risultato di oltre due mesi di vacanze: prima al mare in Toscana, poi in montagna in Tirolo e in Engadina e, infine, di nuovo al mare in Grecia. Ma il colore della pelle può davvero essere una discriminante nel rapporto tra le persone?

È sorprendente come un dettaglio, come l’abbronzatura, un accento o un vestito, possa trasformare completamente la percezione che abbiamo gli uni degli altri. Questo non cambia chi siamo, ma il modo in cui veniamo trattati. È in questi piccoli segnali che, nella vita di tutti i giorni, si può percepire la sottile presenza del pregiudizio.

Lascia un commento