Racconto inedito pubblicato nel libro intitolato Le chiavi di Portofino e altri racconti. Trae spunto da un fatto realmente accaduto molti anni fa in uno stabilimento petrolchimico nel nord Italia. Il capo reparto di un grande impianto tecnologico da tempo aspira ad entrare in possesso del manuale dell’impianto di proprietà del tecnico che usualmente esegue la manutenzione. Con uno stratagemma entra in possesso delle fotocopie delle pagine del manuale proprio quando si rende conto che avrebbe potuto ottenere una copia tutta sua, semplicemente chiedendola. L’editing del racconto è differente da quello del libro a causa dei diversi programmi di scrittura.
Il manuale
Cesare, capo reparto di un impianto di frazionamento d’aria di un grande stabilimento petrolchimico, era in attesa di Hubert, tecnico tedesco dell’azienda che aveva fornito e installato l’impianto di separazione dell’aria in ossigeno e azoto. Un problema al sistema di raffreddamento, verificatosi nei giorni precedenti, non consentiva all’impianto di raggiungere le bassissime temperature necessarie al suo funzionamento.
Cesare, che conosceva già Hubert, intervenuto altre volte sull’impianto negli anni passati, invidiava molto il suo manuale, ben rilegato, con copertina di pelle nera. Pur essendo scritto in lingua tedesca era ricchissimo di dati, informazioni, figure e grafici facili da intendere agli addetti ai lavori, una volta nota la traduzione di alcuni termini chiave. “Se avessimo la disponibilità del manuale”, raccontava al suo assistente e ai capi turno, “saremmo a cavallo, sapremmo tutto quello che serve per fare funzionare bene l’impianto. Avete visto quante volte Hubert lo consulta?!”. Dopo avere meditato su come sarebbe potuto entrare in possesso del manuale o, almeno, del suo contenuto, avuta l’adesione di massima dei suoi adepti, Cesare predispose il piano in tutti i dettagli. Avrebbe portato a pranzo Hubert nel migliore ristorante della città, tenendolo lontano dal reparto almeno un paio d’ore. In quel lasso di tempo l’assistente e un capo turno avrebbero fotocopiato pagina per pagina tutto il manuale qualora, come era già accaduto, Hubert fosse uscito dal reparto lasciando il manuale sulla scrivania dell’assistente, messa temporaneamente a sua disposizione.
Per due volte l’operazione non andò in porto perché Hubert portò con se il manuale. La terza volta il manuale rimase sulla scrivania e tutto andò come previsto, nonostante un problema alla fotocopiatrice di reparto che nel bel mezzo del lavoro smise di funzionare. Così i due improvvisati copisti dovettero chiedere di utilizzare la macchina del reparto vicino, distante duecento metri, con una perdita di tempo prezioso che li costrinse a terminare la copiatura poco prima del rientro di Hubert e Cesare. Trascorse due ore abbondanti i due arrivarono, reduci da un pranzo luculliano a base di pesce e accompagnato da un ottimo Greco di Tufo. Hubert, molto soddisfatto, sedette alla scrivania, sistemò le carte, prese il manuale, lo mostrò a Cesare e ai suoi e disse: “Speravo proprio di averlo lasciato qui. Mi sarebbe spiaciuto perderlo perché ci sono le mie annotazioni. Pensate … l’ho sempre fatto avere direttamente dalla Germania, nuovo fiammante, a tutti quelli che me l’hanno chiesto”. Sentendo ciò, Cesare e i suoi si scambiarono occhiate interrogative pensando a quanto erano stati poco accorti. “Chiedi e ti sarà dato”, mentre loro non avevano chiesto perché ritenevano che il manuale fosse irraggiungibile ai comuni mortali. Detto fatto, approfittarono per chiederne una copia che, puntualmente, arrivò dalla Germania una settimana dopo il rientro di Hubert.
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