La fondazione di Novum Comum


I comaschi, alleaati dei Galli Insubri, combatterono con fierezza i Romani dai quali furono sconfitti nel 196 a.C. in un una sanguinosa battaglia. Non furono assoggettati in modo traumatico e il processo di romanizzazione del territorio comasco portò a una forte integrazione tra i due popoli volta in primis alla difesa dei confini settentrionali con le popolazioni retiche. Per rinsaldare tali confini, nel 59 a.C. Giulio Cesare fondò Novum Comum, così detta per essere distinta da Comum Oppidum, la città preesistente distrutta dai Romani nel 196 a.C. L’arrivo di alcune migliaia di coloni con le famiglie, voluto da Giulio Cesare, sommato alla presenza degli altri coloni insediati nei precedenti quarant’anni, diede vita alla realizzazione di una grande città il cui progetto fu approvato dal Senato di Roma. Quanto segue è in gran parte un estratto dal libro “Civiglio e il convento di san Tomaso”, scritto con mio fratello Marco e pubblicato da Youcanprint, e trae ispirazione dall’opera di Giorgio Luraschi intitolata “Storia di Como antica. Saggi di archeologia, diritto e storia”.

img_1557Nel III secolo a.C., a seguito dell’espansione nell’area centrale della penisola, l’interesse di Roma volse all’Italia settentrionale dove i Galli rappresentavano un elemento di forte instabilità. I Galli Insubri tentarono di confrontarsi con la potenza romana nell’Italia centrale e ciò convinse Roma che la sottomissione delle popolazioni galliche dovesse essere ottenuta solamente con la conquista della Pianura padana. La supremazia romana venne però messa in discussione con la seconda guerra Punica (218-202 a.C.) e la discesa in Italia di Annibale (settembre 218 a.C.). I Galli si allearono ai Cartaginesi ma furono sconfitti dai Romani che mossero così alla riconquista della Gallia Cisalpina.

A nord del Po, i Galli Insubri, decisi a non sottomettersi, promossero un’alleanza anti img_1560-1romana alla quale parteciparono anche i Comensi. Il primo impatto cruento dei Comensi con i Romani fu nel 196 a.C. quando, a seguito di una sanguinosa battaglia in cui persero la vita oltre quarantamila uomini, la città di Como – Comum oppidum – venne espugnata dal console Marco Claudio Marcello. Subito dopo si arresero ventotto piazzeforti, ossia i ventotto castelli che rappresentavano i distretti in cui era diviso il territorio lariano. Rimane insoluto il problema dell’ubicazione di Comum Oppidum. È possibile che, pur ridotta in dimensioni, occupasse un’area sul versante ovest delle colline della Spina Verde nei pressi di Prestino (località segnata in rosso sulla mappa del Parco della Spina Verde).

L’assoggettamento dell’Insubria non fu un fatto traumatico. I Romani strinsero un trattato di amicizia con i Comensi e incoraggiarono gli scambi commerciali tra il settentrione e il centro Italia, mediante la realizzazione di grandi infrastrutture viarie, come la via Emilia. Il processo di romanizzazione del territorio lariano venne inizialmente avviato con una minima presenza di coloni e senza forme amministrative, lasciando ai comaschi la loro identità culturale, sotto la protezione romana. La mancanza di uno stabile presidio militare romano rese però precaria la sicurezza dell’abitato comasco. Così nell’89 a.C. avvenne un’incursione da parte di popolazioni Retiche, stanziate a nord del Lario, che scesero fino a Como e la devastarono, disperdendone la popolazione. In base al trattato di amicizia che legava i Comensi ai Romani e per rendere più stabile l’area subalpina, il console Pompeo Strabone intervenne a sostegno di Como riconducendovi le popolazioni disperse, garantendone la sicurezza e restaurando l’abitato. Sempre nell’89 a.C., con l’intervento di Pompeo Strabone Como ottenne il privilegio dello “jus latii”, che le fu concesso affinché costituisse una zona di sicura fedeltà contro i pericolosi movimenti dei Galli nell’area transalpina. Con lo “jus latii” i comensi acquisirono gli ambíti diritti e privilegi delle colonie latine, a un passo dall’ottenere la cittadinanza romana.

Per rinforzare i confini verso i Reti, sempre in agitazione e con il fine di ripopolare img_1547l’area, nell’89 Strabone fece arrivare un primo gruppo di coloni. In seguito, nel 77 a.C., a Caio Scipione si deve l’arrivo a Como di 3.000 coloni con le famiglie. Infine nel 59 a.C., all’inizio delle guerre galliche, Giulio Cesare fondò Novum Comum, con il fine di assicurare una maggiore capacità di resistenza alle invasioni. Novum Comum venne così detta per essere distinta da Comum Oppidum, la vecchia città espugnata dal console Marcello 140 anni prima. La fondazione di Novum Comum fu un evento di grande risonanza: ne riferiscono ben sei autori: Catullo, Cicerone, Strabone, Plutarco, Svetonio e Appiano. Per consentire la realizzazione dell’impianto urbano furono deviati tre torrenti immissari del lago (Cosia, Valduce, Fiume Aperto), prosciugati gli acquitrini che rendevano inospitale la piana prospiciente il lago e posta mano alla costruzione delle mura della città. Resti delle mura romane si possono ancora oggi scorgere in alcuni sotterranei lungo il perimetro della città, pochi metri all’interno delle mura di Federico Barbarossa delle quali ricalcano fedelmente il tracciato.resti mura romane

Il progetto di Cesare, approvato dal Senato romano, fu un’iniziativa in grande scala cheimg_1544-1 coinvolse ben 5.000 nuovi coloni, con le loro famiglie, cui sono da aggiungere i 3.000 coloni condotti da Scipione nel 77 a.C., sempre con famiglia, per un totale di almeno 32.000 persone. Di questi, si pensa che 10.000 circa siano stati ospitati in città mentre gli altri si siano insediati nelle campagne, da poco dissodate e rese produttive. Dei 5.000 coloni portati da Cesare 500 erano della Magna Grecia. È probabile che Cesare intendesse affidare loro, notoriamente abili naviganti, lo sviluppo della navigazione lacuale e dei commerci transalpini. Una loro eredità è verosimilmente il comballo, dal greco Kumbalion, tipica barca da trasporto lariana che sopravvisse fino a qualche decina d’anni fa. Strabone ricorda che alcuni coloni greci erano nobili e ad essi fu concessa la cittadinanza romana. Di questi solo una parte si fermarono in Città; altri, essendo attratti dal Lario, si trasferirono sulle sue sponde e sulle vicine colline. Non è da escludere che ad essi si debba l’introduzione delle colture della vite e dell’ulivo sulle sponde del lago. Ancora oggi si incontrano località che ricordano nel nome la Grecia: Nesso (Nasso), Piona (Peonia), Carenno (Corinto), Lenno (Lemno), Dervio (Delfo), Peglio (Pelio).

Giulio Cesare, una volta passato il Rubicone e   sconfitto Pompeo a Farsalo (48 a.C.), divenne signore di Roma. Non dimenticò i Galli cisalpini e volle ricompensare la fedeltà dimostrata nelle battaglie in Gallia concedendo la cittadinanza romana a tutti coloro che abitavano tra il fiume Po e le Alpi. Como venne ascritta alla tribù Ofentina e ottenne l’onore di diventare Municipio, potendo così conservare le antiche leggi e scegliere i propri magistrati.

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