Molte persone sono alla ricerca delle loro radici o, perlomeno, desidererebbero conoscerle. Sono prevalentemente coloro che vivono nei paesi del nuovo mondo nei quali gli antenati emigrarono da uno a più secoli. In generale, la conoscenza delle proprie origini dà un maggiore senso di appartenenza e la consapevolezza della propria condizione. Questo articolo racconta le origini storiche del comprensorio comense partendo dalle ipotesi sulla provenienza dei primi abitanti. Per la redazione ho attinto in parte al libro Civiglio e il convento di san Tomaso, scritto con mio fratello Marco e pubblicato da Youcanprint, e a documentazione disponibile sul Web.
Le origini di Como
Storici comaschi, da Plinio il giovane a Maurizio Monti e a Cesare Cantù, hanno ipotizzato che i primi abitanti del territorio comasco siano stati gli Orobi, montanari stanziati nella zona oggi chiamata Insubria. L’origine degli Orobi è controversa. Alcuni storici ritengono che provengano dall’Anatolia e abbiano inizialmente preso possesso delle montagne a nord della Pianura padana. Altri li fanno discendere dai Liguri oppure attribuiscono loro un’origine Celtica oppure, infine, li dicono discendenti dagli Umbri o dagli Etruschi.

Alla fine dell’Era Glaciale le prime popolazioni che abitarono la zona lariana furono probabilmente gruppi di cacciatori e raccoglitori che, nel periodo interglaciale, si spostavano senza costruire insediamenti stabili. Alcuni reperti di selci lavorate, riferibili a circa 40 mila anni a.C. sono state rinvenute nelle grotte del Buco del Piombo (Albavilla) e nell’alta valle del Cosia, presso Como. Verso la tarda Età della Pietra (5500-5000 a.C.) le popolazioni divennero più stabili e scelsero come luoghi di residenza le rive dei laghi della Brianza dove rimasero fino all’Età del Rame (5000-3500 a.C.). Le popolazioni della zona alpina e padana si dedicavano alla coltivazione di cereali, alla pastorizia, alla caccia, alla lavorazione della ceramica e alla raccolta di prodotti spontanei dalla terra. Diedero vita a una civiltà unitaria, comunque in grande ritardo rispetto all’area mediterranea, dove da tempo si erano affermate le grandi civiltà che avevano sperimentato i sistemi politici, sociali, economici e religiosi.
Alla fine della tarda Età del Bronzo (ca. 1200 a.C.), con l’avvento nell’area comasca dell’Età del Ferro, il rito dell’incinerazione delle salme sostituì quello dell’inumazione, fino ad allora utilizzato. L’origine di questo rito funebre sembra collocarsi nella penisola anatolica da dove, portato da genti di stirpe indoeuropea, si propagò nelle pianure dell’Europa centrale, per poi estendersi alla Pianura padana attraverso i passi friulani. Un secondo flusso migratorio sarebbe da attribuire a popolazioni che, attraverso le Alpi Marittime, entrarono nella Pianura padana dalla Liguria. Un terzo flusso sarebbe provenuto dall’arco alpino attraverso i passi svizzeri per poi diffondersi in Lombardia scendendo lungo i corsi dei fiumi Ticino e Adda.
Queste migrazioni provocarono contraccolpi alle popolazioni stanziali che mossero dai villaggi vicini ai laghi della Brianza alle colline adiacenti il Lago di Como, zone non facilmente accessibili e quindi molto meglio difendibili. È da questi incontri/scontri tra i nuovi arrivati e gli indigeni che si sviluppò la nuova cultura detta di Golasecca, attestata da numerosissime testimonianze archeologiche, fiorita nel primo millennio a.C. Ciò colloca il comprensorio comense, soprattutto a partire dalla metà del VII secolo a.C. fino alle invasioni celtiche del IV secolo a.C., come centro di un vasto territorio, culturalmente uniforme, esteso da Bergamo fino al Ticino.
In questi secoli Como, che non era ubicata nella sede attuale bensì più a sud sul versante ovest della Spina Verde dove oggi si trova la frazione di Prestino, sviluppò una civiltà che viene chiamata comense o della Ca’ Morta, dal nome della necropoli comasca, centro dei riti funebri sino dal X secolo a.C..
Tra i secoli VI e III a.C. Como conobbe una fase di espansione economica e culturale che vide emergere ampi strati della popolazione dedita alla produzione agricola, a lavorazioni artigianali e a scambi commerciali. Diventò così una sorta di capitale di una federazione di villaggi, in gran parte autonomi, probabilmente sotto la guida di un capo che rispondeva a un’assemblea. Como era un importante centro commerciale che sorgeva sulla via principale che tuttora collega il Mediterraneo con il Nord Europa. Fu così che Como trovò il suo ruolo di intermediazione commerciale e culturale con il mondo Celtico, Etrusco e Greco. Alcuni oggetti rinvenuti negli scavi archeologici documentano una rete di rapporti con tali popolazioni.

Verso il IV secolo a.C. i Celti, originari delle aree tra la Senna e la Garonna, mossero alla volta dell’Italia settentrionale alla ricerca di migliori terre e pascoli per le loro mandrie. Sulle sponde del Ticino sconfissero gli Etruschi, giunti anni prima e vissuti pacificamente nelle nostre terre, e si stanziarono nella zona in seguito chiamata Gallia Cisalpina, tra le Alpi e il Rubicone. A Como i Celti, detti Galli dai Romani, si riunirono con le popolazioni esistenti, pur mantenendo la diversità tra le genti. Vennero bonificate paludi, coltivati terreni incolti e fondate nuove città tra le quali è da ricordare Milano.
Nel III secolo a.C. Como fu considerata capoluogo di una vasta area culturalmente omogenea che si estendeva dal Sottocenere (Canton Ticino) a tutto il Lario fino all’Adda, al Brembo e al Serio, forse coincidente con quel territorio che a distanza di anni avrebbe ricalcato l’antica diocesi di Como. Nonostante le popolazioni comensi fossero uscite abbastanza indenni dalle grandi penetrazioni celtiche, l’influenza dei Galli Insubri, stabilmente stanziati nell’area del Milanese, cominciò a farsi sentire dal III secolo a.C. e Como entrò progressivamente nell’orbita gallica con l’insediamento nella zona lariana di nuclei di questa gente. La presenza dei Galli Insubri nel territorio condizionò la partecipazione dei comaschi alla guerra condotta dai Galli contro Roma che portò alla distruzione di Comum Oppidum nel 196 a.C.. Da lì prese avvio la romanizzazione del comprensorio comasco. Il tema sarà trattato nel prossimo articolo La fondazione di Novum Comum.