Le orecchie


Le Orecchie è parte del libro I racconti più belli, una raccolta dei miei più bei racconti presenti nei libri intitolati La moglie nuora e altri racconti e Al Polo Sud e altri racconti e Le chiavi di Portofino e altri racconti, integrata da una mezza dozzina di altri scritti inediti. La raccolta è suddivisa in due parti, nella prima sono riuniti racconti Dilettevoli e nella seconda altri Briosi, nei quali le donne sono le protagoniste.

I racconti più belli è disponibile in edizione cartacea ed eBook presso Amazon e, tra le altre, le librerie online e fisiche di Mondadori, Hoepli, Feltrinelli, ibs.it.

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LE ORECCHIE

Una mattina Enrico si guardò allo specchio e si accorse che le orecchie erano molto grandi, quasi smisurate. Osservò le loro dimensioni sia in altezza, con il lobo spesso nella parte inferiore, sia in larghezza, con un padiglione di tutto rispetto. Veramente molto grandi, con una delle due un po’ più a sventola dell’altra. Ricordò che in prima Elementare il primo giorno di scuola la maestra lo aveva preso per un orecchio e, senza mollare la presa, accompagnato in castigo dietro la lavagna. Un bell’inizio! Ed era proprio l’orecchio sinistro, quello più a sventola.

Che da piccolo avesse le orecchie a sventola, pensò, era vero. Suo fratello maggiore lo scherzava sempre chiamandolo Oregiat, da orija in dialetto piemontese per orecchio. Di ciò aveva trovato conferma in una foto delle Elementari dove, mascherato da contadino tirolese (!), le orecchie a sventola erano messe in risalto dal cappello nero calzato all’insù.

Allo specchio aveva notato che le dimensioni delle orecchie erano esaltate dai capelli corti. Il giorno prima era stato da Leandro, suo storico parrucchiere, molto bravo ma all’antica. Nonostante ogni volta gli dicesse «tagli poco per favore, solo una regolatina», a casa la moglie gli ripeteva sempre che il parrucchiere aveva fatto una bella ranzata (da ranza, falce in dialetto lombardo). Addirittura, Leandro, dopo avere tagliato i capelli usando le forbici e lavata la testa, si metteva a rifinire il taglio con il rasoio a mano libera nonostante Enrico lo implorasse di non eccedere. Direte: si accorse a settant’anni, non gli era mai capitato di accorgersi prima? Molto preoccupato, rifletté sulla scoperta. Ricordò che tempo addietro Silvia, sua nipotina, allora di cinque anni, andata a salutarlo con i genitori aveva chiesto, come al solito, carta e pastelli per disegnare. Poi gli aveva mostrato il lavoro chiedendo se gli piacesse. Era un disegno stilizzato di una persona con tronco, braccia e gambe filiformi e una testa rotonda con gli occhiali e orecchie grandissime. Il suo commento fu: «Molto bello … ma chi è?», e Silvia aveva risposto: «Ma nonno, sei tu!». Enrico l’aveva ringraziata commentando che le orecchie gli sembravano un po’ grandi. Lei confermò: «No, nonno, le tue orecchie sono veramente grandi, molto più grandi di quelle di tutte le persone che conosco». Al momento rimase sconcertato, poi pensò che i bambini ingigantiscono o minimizzano sempre le cose e quindi non era il caso di preoccuparsi troppo.

Ricordò, poi, che qualche anno prima, durante un’escursione all’interno del Marocco, sceso dal pullman per sgranchirsi le gambe era stato avvicinato da un locale, con turbante, che con un sorriso malizioso l’aveva apostrofato con Alyahudi, Jude, Jew, indicando il viso e le orecchie. Sebbene sorpreso, allora non aveva dato gran peso all’accaduto. La faccenda, però, non gli era piaciuta nonostante non fossero stati presenti altri spettatori allo strano incontro. Fu così che Enrico pensò che la grande dimensione delle orecchie potesse essere accreditata a un’ascendenza ebrea. Il suo cognome, però, non aveva nulla di ebreo. I nonni e bisnonni paterni e gli antenati fino alla quinta generazione erano piemontesi. La famiglia di sua mamma, di origine genovese, portava un classico cognome ligure. D’altra parte, considerò, non gli sarebbe dispiaciuta quell’ascendenza perché avrebbe contribuito a spiegare la sua geniale destrezza. Gli ebrei, per quanto si diceva, erano noti per la loro intraprendenza.

Neanche a farlo apposta, qualche giorno dopo la scoperta delle orecchie Enrico lesse sul Corriere di uno studio condotto da ricercatori giapponesi su un campione di più di cinquecento soggetti che era giunto alla conclusione che le orecchie, essendo cartilagini, crescono di un centimetro ogni cinquant’anni. Ciò gli fu di gran conforto poiché permise di spiegare almeno un centimetro e mezzo della straordinaria dimensione delle orecchie!

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