Con un’estate afosa e umida il problema dei moscerini molesti è di grande attualità. Il racconto, che vorrebbe trattare il tema con arguzia, é inedito e andrà a fare parte del libro intitolato provvisoriamente “Racconti scelti” che riunirà i racconti, selezionati dall’autore, per i quali i lettori hanno mostrato particolare gradimento una volta pubblicati su WordPress, Facebook, Linkedin, Pinterest e Tumblr.
Moscerini infinitesimi
Enrico, persona di una certa età, aveva un gran cruccio. In certi momenti della giornata – la mattina presto appena desto e la sera dopo il tramonto – aveva un gran prurito alla testa. Direte che un po’ di prurito è comune a molti ma in forma così sistematica e localizzata non è proprio da tutti. Il prurito era accompagnato dal dolore causato da punture che producevano piccoli ponfi – come foruncoli – sul cuoio capelluto, nei pressi delle orecchie, sulla fronte e tra le sopracciglia.
Talvolta, la mattina presto, appena desto o quando indugiava a letto, aveva avuto la netta sensazione di venire punto alla testa senza però sentire il ronzio che accompagna il volo delle zanzare o dei comuni moscerini. Altre volte, quando restava a letto a leggere la posta e il giornale sull’iPad, gli era capitato di vedere un moscerino passare davanti allo schermo illuminato: nero, piccolissimo, poco più grande di un punto di scrittura, con un volo regolare, come fosse una piccola astronave nello spazio siderale. La moglie, scettica di natura e tradizionalista, diceva che in casa non potevano esserci moscerini. Per lei sarebbe stato un insulto solo pensare che la casa fosse sporca al punto di ospitarne. Attribuiva il prurito e i ponfi a semplici foruncoli originati da problemi di metabolismo. In effetti, il problema non poteva essere attribuito alla casa poiché si manifestava dovunque, anche quando si trovavano in vacanza, in albergo o ospiti di amici, in Italia o all’estero.
Convinto della presenza dei moscerini, disconosciuta dalla moglie che non li aveva mai visti – e quindi inesistenti – ad un certo punto, per tagliare la testa al toro, Enrico decise di dormire con una cuffia che, calzata a fondo, coprisse completamente la testa dall’attaccatura posteriore dei capelli alle orecchie e basette, fino alle sopracciglia. Dopo avere chiesto alla moglie se ci fosse una cuffia in casa, ne acquistò un paio su Amazon. Ricoprendo sistematicamente la testa tutte le notti prima di addormentarsi, il prurito alla testa scomparve. Rimasero piccoli ponfi nei pressi dei bordi della cuffia e dell’estremità delle basette che la cuffia non riusciva a coprire perché si spostava durante il sonno. A riprova dell’effetto cuffia le punture alla testa si manifestavano anche quando, prima o dopo cena, si accoccolava davanti alla televisione oppure la mattina quando poltriva a letto dopo avere tolto la cuffia “per fare respirare la testa”. Respirare, perché temeva che l’uso prolungato della cuffia gli avrebbe fatto perdere i capelli, nonostante avesse ancora una notevole capigliatura. Questo cruccio l’aveva spinto a usare shampoo che promettevano di arrestarne la caduta o addirittura favorirne la ricrescita.
All’inizio la moglie aveva criticato la cuffia a letto “come fossi un vecchio bacucco” – vecchio lo era, bacucco non ancora – poi, presa l’abitudine, non protestò più. D’altra parte, Enrico si ricordava di avere visto immagini di Papi con il camauro, la berretta rossa a mo’ di cuffia, bordata di ermellino. Era possibile che d’inverno il camauro servisse per proteggere la testa dal freddo dei vasti e poco riscaldati locali dei palazzi apostolici. Non era però da escludere che d’estate proteggesse la testa dalle punture di zanzare e, perché no, di moscerini, che esistevano di certo anche allora.
Quale poteva essere l’origine dei moscerini? Per Enrico erano sempre esistiti, almeno da quando se n’era reso conto. C’erano nella casa sul lago d’Orta, dove avevano sempre abitato, in quella di Zoagli, dove avevano passato un anno al tempo dei primi lock-down del Covid e c’erano ancora nella nuova casa di Torino dove risiedevano da un paio d’anni. La loro presenza si manifestava specialmente d’inverno e solo nelle ore notturne, dal crepuscolo all’alba, come fossero uccelli notturni.
Dopo anni di gran rimuginare Enrico giunse a una grande e forse ovvia scoperta: i moscerini erano a lui visibili perché erano sempre stati con lui. Pensò che si potessero occultare tra i capelli, ipotesi che poi escluse perché regolarmente ogni mattina, da anni, si lavava la testa quando faceva la doccia.
Allora si ricordò di quando, ormai cinquant’anni prima, ancora molto giovani, avevano vissuto per alcuni anni in Sudamerica e partecipato a un tour di due settimane in Brasile percorrendo diverse migliaia di chilometri. Lì erano stati avvertiti di stare molto attenti alle punture di piccoli moscerini – detti jejenes, non proprio infinitesimi – che con la puntura avrebbero potuto depositare uova che, incistate, avrebbero provocato un’infezione con edema purulento. Ebbe così una una grande intuizione a suffragio di una nuova ipotesi: i moscerini, di dimensione infinitesima, si incisterebbero nei ponfi provocati dalle loro brucianti punture dove depositerebbero uova di dimensioni micrometriche, assicurando così la continuazione della specie. L’incistarsi nei ponfi avrebbe dato loro protezione durante la doccia o il bagno in vasca ma non nell’acqua di mare: infatti, in estate, al mare, i ponfi scomparivano sempre, curati dal sole e dall’acqua salata.
Alla fine, Enrico giunse a credere che l’esistenza dei moscerini infinitesimi avrebbe potuto essere millenaria. Moscerini furono trovati dopo migliaia di anni nella tomba, mai violata prima, del faraone Tutankhamen. Secondo la leggenda, negli anni seguenti la scoperta causarono la fine prematura del lord inglese a capo della spedizione e di molti altri partecipanti.
E se i moscerini fossero astronavi aliene, molto diverse da quelle che pensiamo potrebbero esistere, arrivate con un meteorite sulla terra, poi invasa e da loro colonizzata da tempi immemorabili? Fantascienza? Chissà!