Racconto inedito contenuto nel libro intitolato NOS MANAGEMENT, stampato e distribuito nel 2008 in 1.200 copie ad amici e conoscenti con il fine di ottenere donazioni per la Fondazione Ariel. La prima stesura del racconto risale all’anno 2004. Nonostante il tempo trascorso, ritengo che dalla sua lettura si possa trarre un insegnamento valido ancora oggi. L’editing del racconto è differente da quello del libro a causa dei diversi programmi di scrittura.
NOS MANAGEMENT, di poco più di 100 pagine, conta trenta capitoli snelli che, toccando temi diversi, vogliono rappresentare la mia visone del management nel lavoro e nella vita. La copertina del libro è stata realizzata dall’arch. Renato Restelli, collega e amico. NOS MANAGEMENT sarà pubblicato e reperibile nelle librerie nei prossimo mese di gennaio 2019.
Uomo-uomo e Uomo-macchina
Non avete mai incontrato un uomo-macchina? E’ una persona sicura di sé, in generale corretta, che possiede notevole capacità di lavoro. Svolge la sua attività con grande responsabilità, inseguendo l’obiettivo del risultato, ottenuto con la massima efficacia ed efficienza e senza guardare in faccia a nessuno. Di norma, privilegia il lavoro rispetto alla famiglia ed agli amici. L’uomo-macchina è così per natura, senza rendersene conto e, comunque, è contento della propria condizione. L’uomo-macchina si sente superiore agli altri uomini e capace di raggiungere obiettivi che gli altri potrebbero, addirittura, difficilmente concepire. Quasi sempre, assume la posizione di leader, essendo ben accetto agli altri uomini che, in generale, sono contenti di fare riferimento a un uomo di tali capacità.
L’uomo-macchina passa attraverso le avversità della vita come i personaggi di Walt Disney attraversano i cristalli, senza scomporsi, ritagliando in questi la propria sagoma. Non vede i cristalli che attraversa perché è troppo impegnato e teso a raggiungere l’obiettivo con efficienza e celerità. Sempre, una prima volta nella vita, l’uomo-macchina si trova di fronte ad un cristallo di spessore molto superiore agli altri che ha fino a quel momento attraversato. Non rendendosi conto dell’ostacolo, procede con la solita speditezza, con il risultato di rimanere spiaccicato sul cristallo, come nei cartoni animati. La sua sorpresa è notevole, data l’impreparazione all’ostacolo. In generale, la prima volta che ciò accade, l’uomo-macchina si rimette in piedi, si toglie la polvere di cristallo dai vestiti e riparte ad inseguire gli obiettivi, privilegiando la massima celerità, fino ad un probabile successivo cristallo di grande spessore che, in alcuni casi, non riuscirà purtroppo a vedere per tempo.
Il più delle volte, dopo un paio di spiaccicate nel cristallo, l’uomo-macchina si ferma a meditare, da solo o con l’aiuto di altri, e cerca di capire come e perché di quanto avvenuto. L’analisi dell’accaduto può avvicinare l’uomo-macchina alle realtà della vita, quasi sempre trascurate per disimpegnare i compiti con destrezza e celerità. L’uomo-macchina può arrivare così a sollevare il pesante velo che copre l’essenza della vita: il dolore degli ammalati, le difficoltà economiche e materiali di molte famiglie, le guerre che si combattono nel mondo, le difficoltà di coloro che non riescono a condurre una vita degna. Capisce così perché il suo modo di vivere è lontano dalle necessità degli altri uomini e che la vita merita d’essere vissuta anche per gli altri, aiutandoli a superare le loro difficoltà. L’uomo-macchina è così pronto per la conversione a uomo-uomo.
Gli uomini-uomo sono rari, come d’altra parte lo sono gli uomini-macchina. E’ possibile che alcuni uomini-uomo siano nati in tale condizione, mentre una gran parte di essi proviene dalla conversione degli uomini-macchina. Per contro, è praticamente impossibile che un uomo-uomo si converta in uomo-macchina. Gli uomini, in generale, non sono né uomini-uomo né uomini-macchina. Sono semplicemente uomini che, in molti casi, subiscono il fascino degli uomini-macchina e, in alcuni casi, apprezzano il carisma degli uomini-uomo. Alcuni uomini-macchina possono travestirsi con un vello di uomo-uomo con lo scopo di entrare in più diretto contatto con gli uomini che apprezzano l’uomo-uomo e, così, utilizzare i loro servigi. In questo caso, gli uomini-macchina travestiti sono estremamente pericolosi per gli uomini. Per contro, non è possibile che un uomo-uomo si presti al travestimento in uomo-macchina in quanto ciò è contro la sua etica.
Anch’io sono stato un uomo-macchina. Sono nato e cresciuto in quella condizione ed ho vissuto per anni contento del mio stato, anche senza conoscere l’esistenza della condizione di uomo-macchina. Ho incontrato il primo grosso cristallo a 35 anni e l’ho superato in qualche mese, riprendendo l’attività con la solita grande determinazione ed efficacia. Il secondo grosso cristallo si è presentato all’età di 42 anni e mi è costato parecchio riprendere il cammino dopo essermi spiaccicato. E’ in questa occasione che ho alzato per la prima volta il velo della vita ed ho capito l’importanza di essere uomo-uomo e di privilegiare la lealtà, la trasparenza e la generosità verso gli altri uomini. Ho potuto così guadagnare, anche grazie all’esperienza accumulata, una certa dose di carisma. La soddisfazione che è derivata dalla nuova condizione di uomo-uomo mi ha permesso di vivere con più serenità il rapporto con mia moglie e con i miei figli – che ho imparato a conoscere, purtroppo, solo da adolescenti – e dedicarmi, soprattutto nell’ultimo periodo dell’attività lavorativa, alla Sanità, settore che mi ha sempre dato grandi soddisfazioni.