Al polo Sud e altri racconti riunisce racconti di contenuto vario, genuinamente prodotti dalla fantasia e basati su spunti di fatti realmente accaduti. Si può acquistare presso Amazon e le librerie online e fisiche di Mondadori, Feltrinelli, ibs.it.
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Di seguito riporto la Premessa al libro e due dei primi racconti. L’editing dei racconti è differente da quello del libro a causa dei diversi programmi di scrittura.
PREMESSA
È il mio terzo libro di racconti, ventotto racconti brevi, in totale poco più di sessanta. Un racconto tira l’altro, come le ciliegie. Questo vale per chi legge ma anche per chi scrive.
Al Polo Sud, il racconto che dà il titolo al libro, è tratto come la maggior parte dei miei racconti da avvenimenti realmente accaduti e da me trasposti nel tempo e nello spazio. Questo approccio, che consente ai soli reali protagonisti di riconoscersi, mi ha consentito di romanzare, se così si può dire, i racconti aggiungendo, oltre a luoghi e tempi diversi, nuovi fatti, eventi e personaggi. Al Polo Sud narra la storia di Giorgio, noto imprenditore, ammalato di cirrosi epatica, che deve essere sottoposto a trapianto del fegato. È indirizzato da amici a un ospedale americano dove i medici giudicano i tempi non ancora maturi per l’intervento. Ritornato in Italia, la cirrosi progredisce al punto da richiedere il trapianto con urgenza presso un ospedale specializzato. Passato un anno dall’intervento senza complicazioni, Giorgio decide di celebrare la rinascita invitando una ventina di amici e parenti a un viaggio che toccherà Buenos Aires, l’Argentina e l’Antartide, con un’escursione al Polo Sud. È il racconto più lungo del libro e presenta argomenti che possono essere interessanti e piacevoli.
Gli altri ventisette racconti, più o meno lunghi, toccano temi diversi. Avrei voluto raggrupparli cercando un’affinità, ma alla fine ho optato per una sequenza casuale di racconti più lunghi seguiti da due più corti. Mi auguro che la successione dei capitoli trovi il vostro gradimento.
Ringrazio Carlos San Martin, caro amico argentino di lunga data, che ha avuto la pazienza di leggere in anteprima i capitoli del libro dandomi utili spunti per l’edizione finale.
LA NUOVA ARRIVATA
Fine d’anno a una festa di settantenni. I coetanei che possono si trovano in vacanza al caldo, ai Caraibi o alle Maldive. I più giovani sono in montagna a sciare a Skt. Moritz, Courmayeur, Cortina. La più giovane delle signore presenti, ha settant’anni. Rispetto alle altre occasioni, c’è Gabriella, una nuova arrivata, molto carina, recente amica della padrona di casa. Gabriella, Lorena e Gina discorrono del più e del meno, dei soliti argomenti di cui si parla durante queste occasioni. Uno dei temi ricorrenti, tra persone anziane, riguarda la perdita di memoria a breve, ovvero non ricordare ciò che si è fatto qualche tempo prima o addirittura ciò che si stava facendo un attimo prima.
“A me è capitato di andare al supermercato per acquistare la pasta e lì arrivata non ricordare ciò che avrei dovuto comperare”, dice Gina. “Questo è niente”, dice Lorena e racconta quanto capitatole recentemente: “Uso spesso l’iPad e talvolta per chiarire o approfondire un argomento in parallelo consulto internet sull’iPhone. Per questo, un paio di giorni fa ha preso l’iPhone e … mi sono chiesta perché l’avessi in mano”. “A me”, aggiunge Gabriella, “capita di aprire un cassetto per cercare qualcosa e se mi distraggo un attimo non ricordo cosa stessi cercando”. Lorena, rivolgendosi a Gabriella, sentenzia: “Non preoccuparti, vedrai, quando avrai settant’anni, sarà peggio”. “Veramente … io ho 84 anni”, risponde Gabriella.
Lorena rimane, come si dice, di stucco. Mentre Gabriella si allontana per conoscere altre persone, medita: “Non è possibile, con un viso così fresco, con il dorso delle mani senza macchie, con gli occhi limpidi senza velo, con la postura così eretta, con tanta speditezza nel parlare! Come vorrei arrivare così alla sua età!. Ora ne ho settantatré e sembro sua sorella maggiore. Però, io sono più brillante, più decisa, sempre ben vestita, con bei gioielli, vedova ma non sola, anche perché cucino molto bene. Pertanto, mi vado bene così. Non si può avere tutto dalla vita!”.
Mentre pensa questo, Gina le chiede: “Cosa stai farfugliando?”. “Nulla”, risponde Lorena, e le sussurra: “Hai visto Gabriella, la nuova arrivata? Ha 84 anni, ben undici più di me e sette più di te. Non sarà il caso di ‘Il ritratto di Dorian Gray?’”. “Di chi?”, risponde Gina. “Non l’ho mai sentito. Racconta Lorena …”
“È il titolo di un romanzo di Oscar Wilde ambientato a Londra nel 1800. Narra la storia di un bel giovane di nome Dorian Gray, che si rende conto del suo fascino nel momento in cui un amico pittore gli regala un ritratto che lo mostra nel pieno della gioventù. Un giorno nello studio del pittore incontra un Lord che attrae la sua attenzione con strani discorsi sulla giovinezza. A seguito di ciò Dorian considera la giovinezza come qualcosa di veramente importante, al punto di provare invidia per il suo ritratto che sarà eternamente bello e giovane mentre lui è destinato a invecchiare. Allora stipula una sorta di patto con il diavolo, per il quale rimarrà eternamente giovane e bello e al suo posto il ritratto mostrerà i segni della sua decadenza fisica e morale. In tal modo la figura nel quadro invecchia e assume atteggiamenti obbrobriosi ogniqualvolta Dorian commette una nefandezza, come se rappresentasse materialmente la sua coscienza”.
“Brutta storia!”, commenta Gina, “Sarà così?”. “È un romanzo …”. precisa Lorena. “No, intendevo dire …”, continua Gina, “sarà così anche per Gabriella?”. “Perché non glielo domandi?”.
L’OPPOSTO DI TUTTO
Quella mattina Alessandro si svegliò come al solito alle 7.00. Non si alzò subito, come sempre, decise di rimanere per un po’ al caldo del letto. Nel dormiveglia gli venne da pensare a cosa gli sarebbe potuto accadere qualora, quel giorno, avesse continuato a fare scelte opposte a quelle abituali e, in generale, a quelle che avrebbe voluto o dovuto fare. “Facciamo scelte continuamente”, pensò, “prendendo decisioni, da quando ci svegliamo a quando andiamo a letto. Ci troviamo di fronte a una serie di bivi, la nostra giornata è un susseguirsi di scelte. Se prendessimo la strada di sinistra piuttosto che quella di destra potremmo andare a finire in un luogo piuttosto che in un altro, giungendovi in un determinato momento piuttosto che in un altro”. Aggiunse poi un’altra considerazione: “Come cambierebbe la nostra vita se di fronte a una scelta alternativa: bianco o nero, pasta o riso, frutta o dolce, auto o treno, sciare o pattinare, lavoro o svago, e così via, facessimo la scelta opposta a quella che saremmo portati a fare?”.
Decise così di provare per un giorno a comportarsi all’opposto dell’abituale. A colazione, in luogo del solito caffè prese un tè. Non fece la ginnastica e non fece la doccia, che faceva sistematicamente tutte le mattine. Si vestì casual e non con giacca e cravatta, come sempre nei giorni di lavoro. Non prese l’auto ma decise per la metropolitana. Giunto alla stazione, pensò di non appostarsi al centro del convoglio, come faceva sempre, ma in coda. Nel vagone di coda incontrò Bea, il suo primo amore. Bene, direte, che cosa c’è di strano, l’avrebbe incontrata comunque se avesse preso la metropolitana. Non necessariamente. La successione delle scelte fatte prima di salire su quel convoglio è stata determinante perché incontrasse Bea. Le sue scelte avevano modificato la prospettiva spazio-temporale degli eventi. Come andò a finire con Bea? Si incontrarono di nuovo, più volte, capirono che si amavano e che avevano sbagliato a lasciarsi. Si sposarono ed ebbero tre figli. Sono coincidenze, direte. Sì, ma sono l’effetto conseguente a una serie di scelte che le hanno causate, per giunta opposte a quelle che Alessandro avrebbe preso abitualmente.
Il corollario di quanto sopra è che scelte apparentemente non decisive possono condizionare altre molto più importanti. Qualcuno potrebbe anche dire: chi lo sa, magari Alessandro e Bea si sarebbero potuti incontrare in altro luogo e tempo. È vero, teoricamente ciò non si può escludere, anche se la probabilità appare molto ridotta. Infatti, Bea, architetto, che viveva in una città vicina, quel giorno si era alzata prestissimo per partecipare a un concorso di progettazione di una casa di riposo che si svolgeva nella città di Alessandro. Aveva deciso di prendere il treno ma, essendo in ritardo, optò per l’auto. Se avesse preso il treno non avrebbe incontrato Alessandro e non sarebbe riuscita a partecipare al concorso perché, per una caduta di tensione alla linea elettrica, quella mattina il treno arrivò in ritardo alla stazione centrale. E via di seguito.
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