Titito mi amor


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Racconto inedito pubblicato nel libro intitolato Le chiavi di Portofino e altri racconti. Trae spunto da un fatto realmente accaduto anni fa a un ingegnere italiano impegnato nella costruzione di un impianto in Argentina, lontano dalla giovane moglie. Invitato a pranzo dal Project Manager del cliente per seguire alla televisione la partita Italia-Argentina, per una serie di coincidenze finisce sotto le coperte con lui e l’avvenente moglie. Non succede nulla, ma il ricordo di quel pomeriggio é ancora impresso nella sua memoria. L’editing del racconto è differente da quello del libro a causa dei diversi programmi di scrittura.

Titito, mi amor

“Hola Leonardo. Como estas?”. “Ciao Tito, come va?”. “Julia ed io vorremmo invitarti a pranzo, a casa. Oggi a Roma c’è la partita Italia-Argentina. È un’amichevole ma è sempre uno scontro tra campioni del mondo!”. La partita di calcio fu giocata alla vigilia di ferragosto del 2013 per rendere omaggio a Papa Francesco, da pochi mesi eletto Pontefice. “Accetto ben volentieri, ringrazia Julia, dille che è molto gentile”. Leonardo era arrivato da qualche mese a Salta, in Argentina, come Resident Engineer di una azienda italiana che stava partecipando alla costruzione di un impianto per l’estrazione del litio, progettato da una società di ingegneria americana.

Il litio, metallo morbido, molto leggero, argenteo, è un componente essenziale delle batterie elettriche moderne ed è utilizzato anche dalle industrie farmaceutica e nucleare. Il prezzo del litio è molto elevato, da 15 a 20 US$ al kg. L’Argentina è uno dei maggiori produttori mondiali di litio di cui dispone grandi riserve. Le miniere del metallo, che si trova sotto forma di carbonato, sono ubicate nelle lagune e laghi prosciugati della regione di Atacama, uno dei deserti costieri più asciutti del mondo. L’impianto minerario alla cui costruzione lavoravano Leonardo ed Ernesto, detto Tito, si trovava nella provincia di Salta. Tito era il Project Manager del cliente, una società argentino-americana. Leo e Tito erano diventati amici nel giro di poco tempo. Sebbene il loro rapporto fosse di cliente/fornitore, andavano molto d’accordo e lavoravano spesso assieme. Leo era arrivato a Salta in febbraio ed era stato in Italia ai primi di luglio per quindici giorni di vacanza. Aveva portato con sé un regalo per Martino, il figlio di Tito e Julia.

Leo non era un tifoso di calcio. Ciononostante, quando giocava la nazionale si trasformava in un fan sfegatato. E poi, come non avrebbe potuto difendere la nazionale azzurra in Argentina? Raggiunse la casa di Tito verso le 13.00. La partita sarebbe iniziata alle 15.00 e non avrebbero pranzato prima delle 14.00.. Tito e Julia vivevano in una villetta immersa in un bel bosco non lontano dal centro della città, verso la Cordigliera. Affinché non fosse turbata la solennità della sfida, Martino era stato mandato a giocare da un cugino. Arrivato, salutò con un bacio Julia, come si usa tra amici, soprattutto in Argentina. Non si conoscevano molto, si erano visti un paio di volte, ma Julia gli aveva porto la guancia. Era una bellissima ragazza bionda con il fisico da modella, gambe lunghe e affusolate esaltate da calzoncini cortissimi, tornati di moda. A Leo piaceva moltissimo. C’erano tante belle ragazze in Argentina, si diceva che ciò fosse dovuto all’incrocio delle razze. Una coppia avrebbe potuto avere quattro ascendenti diversi, ad esempio: spagnolo, italiano, inglese e polacco. Immaginatevi che cocktail! Leo talvolta pensava che se non fosse stato sposato avrebbe sicuramente impalmato un’argentina. Sua moglie era ancora in Italia, l’avrebbe raggiunto alla fine di settembre per restare con lui per altri quindici mesi, tempo necessario per completare la messa in marcia dell’impianto.

Sedettero in soggiorno per un aperitivo con empanadas salteñas, ripiene di un ragù di carne, e di jamón y queso, stuzzichini che gli piacevano molto. Il languore allo stomaco scomparve. Mentre seguivano distrattamente il telegiornale, la televisione si spense e non si riaccese nonostante i loro tentativi. Usarono perciò la televisione della camera matrimoniale dove si accomodarono su sedie in verità non molto comode. Julia li raggiunse e chiese: “Titito mi amor, cosa vuoi che vi prepari per pranzo? Milanesitas?”. “Va bene, mi amor”, rispose Tito. E Julia andò a cucinarle. La scomodità delle sedie fece si che poco dopo Tito gli dicesse: “Mettiamoci sul letto, saremo più comodi”. Sarebbe stato sicuramente meglio, anche se il letto era un Queen size, di una piazza e mezza. Inoltre, sul letto sarebbero stati più comodi ma il freddo non sarebbe diminuito. Faceva infatti un gran freddo. Agosto in Argentina é equivalente a febbraio nell’altro emisfero e la casa non era riscaldata sebbene fossero a mille metri e passa di altitudine. Il piccolo calorifero elettrico non sarebbe stato sufficiente a portare in temperatura la camera da letto. “Fa freddo, mettiamoci sotto le coperte”. Propose Tito. Leo al primo momento fu perplesso. Non aveva però dubbi su Tito e, comunque, in casa c’era la moglie. “Va bene”, rispose.

La partita era ormai iniziata. Arrivarono le milanesasitas con una bottiglia di Solera del Cigarral, un ottimo vino locale. Leo aveva ancora fame, nonostante l’aperitivo con empanadas. “Muy ricas, provale”, lo invitò Tito. Effettivamente le piccole cotolette alla milanese erano molto buone. Nel frattempo era terminato il primo tempo. La nazionale stava andando male. L’Argentina aveva segnato due gol, uno al 20’ e l’altro al 48’, durante il ricupero. Leo era preoccupato. Gli sarebbe piaciuto un pareggio. Julia appoggiò il vassoio sopra il comodino presso Leo e disse: “Posso unirmi a voi?”. La preoccupazione di Leo aumentò. Non per la partita, ma per come si stavano mettendo le cose. Ménage a trois? Non gli era mai capitato. Non sapeva cosa fare. Era imbarazzatissimo e si turbò moltissimo, soprattutto quando Julia, scavalcandolo con quelle gambe lunghe, sfiorò il suo viso con una coscia calda, soda e profumata e si mise in mezzo a loro, infilandosi sotto le coperte. Nulla accadde, come doveva essere, però …   Il secondo tempo fu meglio del primo. La nazionale segnò al 76’, ma non fu sufficiente. Leo ringraziò per l’ospitalità e rientrò all’albergo. Sarà stata l’astinenza per amore della giovane moglie o chissà che cosa, ma quel pomeriggio non gli si cancellò più dalla mente, neanche a distanza di anni. Il ricordo rimase pure nella memoria di Tito e di Julia che avevano colto il suo imbarazzo e raccontato agli amici la storia che avete appena finito di leggere.

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