Fiabe per un anno, un libro per bambini e ragazzi dai 4 ai12 anni. Ai dodici mesi dell’anno sono dedicati altrettanti capitoli che narrano storie che hanno i bambini per protagonisti. Dal Pupazzo di neve di gennaio alla Caccia alle uova di Aprile, ad Halloween di novembre e Babbo Natale di dicembre.
Il libro é stato pubblicato in self-publishing con Youcanprint e può essere acquistato in formato cartaceo e digitale presso Amazon e le librerie online e fisiche di Mondadori, Hoepli, Feltrinelli, ibs.it.
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Di seguito la Premessa, l’indice del libro e due capitoli con relative illustrazioni: Carnevale e Vacanze estive.
Premessa
Cari bambini, nel libro che state iniziando a leggere troverete dodici fiabe, una per ogni mese dell’anno, create per i bambini da 4 a 12 anni, come sono i miei nipoti. In ogni fiaba è presente un’immagine da me dipinta ad illustrare un punto saliente del racconto.
Dedico il libro a tutti voi e ai papà e mamme, nonni e nonne che leggono e raccontano le fiabe ai più piccoli.
Questo libro fa seguito a Dieci nuove favole illustrate che ho scritto ed illustrato per i miei nipoti e per tutti i bambini piccoli. E’ un libro di favole ovvero di fiabe in cui i protagonisti sono gli animali.
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Buona lettura!
Indice
Gennaio Il pupazzo di neve
Febbraio Carnevale
Marzo Il nonno
Aprile Caccia alle uova
Maggio La vite d’argento
Giugno La capanna
Luglio Vacanze estive
Agosto Temporale
Settembre La teleferica
Ottobre Le castagne
Novembre Halloween
Dicembre Babbo Natale
Carnevale (Febbraio)
C’era una volta Raffaele, bambino bravo e buono, di poco più di sette anni, che frequentava la seconda elementare. Viveva con la mamma, il papà e il fratellino di tre anni in un appartamento lontano dal centro della città e dalla scuola dove la mamma lo accompagnava a piedi tutte le mattine. Nel tragitto la mamma gli faceva ripetere la lezione e lo interrogava sulle tabelline: 7×8, 9×6, 6×7 e così via, in modo che fosse sempre pronto a rispondere quando la maestra l’avesse interrogato.
La maestra pretendeva molto dai suoi scolari. Voleva che già in seconda elementare leggessero spediti e conoscessero bene le tabelline. Durante la lettura in classe la maestra girava per i banchi e indicava chi avrebbe dovuto proseguire con la lettura del racconto. Guai a chi non fosse stato pronto a continuare.
Sebbene il papà di Raffaele avesse un impiego in Comune, la famiglia viveva decorosamente ma senza permettersi spese al di fuori del necessario. L’unica spesa extra era la scuola privata di Raffaele presso i Padri Barnabiti.
Quell’anno la settimana di Carnevale cadeva a metà febbraio poiché Pasqua era – come si dice – bassa. Per Martedì Grasso la scuola aveva organizzato una festa alla quale ogni scolaro avrebbe dovuto partecipare mascherato. Le tre maschere più belle avrebbero ricevuto un premio. Da giorni i compagni di classe fantasticavano sui travestimenti e i premi che sarebbero stati assegnati ai migliori costumi.
Raffaele ne parlò alla mamma. Gli sarebbe piaciuto travestirsi da Uomo Ragno, la sua passione. La mamma, molto dispiaciuta, gli disse che non avrebbe potuto acquistare il costume da Uomo Ragno perché quel mese avevano avuto molte spese. Disse che avrebbe potuto chiedere un costume a una cugina che aveva figli ormai grandi. La cugina le diede un bel costume da contadinello tirolese acquistato qualche anno prima per uno dei figli. Il costume era completo, scarpe incluse: calze bianche al ginocchio con pon-pon verdi, pantaloni corti di pelle nera, camicia bianca con colletto bordato di verde, gilet di panno marrone chiaro e cappello nero con nastro marrone e pon-pon verdi. Raffaele non ebbe scelta. O rinunciare alla festa o partecipare indossando il costume da contadinello tirolese, incluso l’ombrello di tela bordata di marrone e verde, con manico di legno
Martedì Grasso, nel pomeriggio, la mamma accompagnò Raffaele alla festa. Tolto il cappotto, con il cappello e con l’ombrello al braccio si sentì un po’ fuori luogo e tempo rispetto ai Batman, Superman, Uomo Ragno, Peter Pan, lì presenti. Cerco di darsi un contegno e soprattutto, di non demoralizzarsi se i compagni lo prendevano in giro. Una bambina con il costuma da contadinella si avvicinò e gli propose di essere il suo fidanzato di Carnevale.
Alla premiazione Raffaele non ebbe alcun premio ma venne invitato a salire sul palco con la fidanzata perché tutti potessero apprezzare la bellezza dei loro costumi.
Il giorno seguente la maestra ricordò in classe il successo avuto da Raffaele che, da quanto accaduto trasse un insegnamento: non perdersi d’animo nelle situazioni che giudichiamo avverse ma cercare di ottenere da queste un vantaggio.

Vacanze estive (Luglio)
C’erano una volta due fratelli, Pietro, di dieci anni, e Marco di cinque, che vivevano da tre anni in Brasile dove la famiglia si era trasferita temporaneamente per il lavoro del papà. Tutti gli anni, finite le scuole, rientravano in Italia con la mamma per le vacanze estive. Passavano luglio al mare con lei e i nonni in una casa sulla collina tra ulivi e alberi di albicocche che piacevano tanto a Marco. Nei primi giorni di agosto il papà li raggiungeva per le vacanze in montagna.
Al mare con i nonni era bellissimo. I bagni che frequentavano erano molto accoglienti. Lì avevano imparato a nuotare con Peppino, il bagnino. I frequentatori dei bagni erano sempre gli stessi e tutti si conoscevano da anni. Pietro aveva un amico, Simone, con cui giocava a ping-pong, nuotava e scherzava. Marco era molto socievole, parlava con tutti, grandi e piccoli. Addirittura, andava da solo al bar dei bagni dove si sedeva a godersi un ghiacciolo! Talvolta si fermavano a pranzo ai bagni con la mamma, mentre, di norma, ritornavano a casa, in collina. Così voleva il nonno che dopo pranzo preferiva fare un sonnellino e godere il fresco del pomeriggio mentre la mamma li portava ai bagni fino a quando entravano in ombra. Alcune sere andavano con i nonni e la mamma in paese dove c’erano le giostre che piacevano a Marco e altre attrazioni che piacevano a Pietro, come il tiro a segno con le palle di stoffa, il tiro ai pesci rossi e la ruota panoramica.
Ai primi di agosto, rientrati in città alla casa dei nonni, la mamma preparava il bagaglio e, raggiunti dal papà, partivano per la montagna. Lì era sempre molto bello stare sia per il clima fresco e il paesaggio stupendo, così diverso dal mare, sia, soprattutto, perché con loro c’era il papà che d’estate raccontava tante storie di quand’era piccolo. Con lui, la mamma e i loro amici facevano lunghe passeggiate. A mezzogiorno si fermavano a fare colazione al sacco o, presso un rifugio, a mangiare polenta e brasato, formaggio e speck. Dopo pranzo Pietro e Marco giocavano nei prati con i figli degli amici della mamma e del papà.

Talvolta durante le passeggiate, il carattere estroverso spingeva Marco ad unirsi a chiacchierare con chi precedeva o seguiva il gruppo, per poi rientrare nei ranghi. Un giorno non si riuscì più a trovarlo. Il gruppo si era fermato a un tavolo all’esterno di un rifugio circondato da un grande prato e con una magnifica vista delle montagne. Terminato il pranzo, Pietro e Marco erano andati a giocare con gli altri bambini mentre il papà e la mamma chiacchieravano con gli amici. Ritornato al tavolo, alla mamma che gli chiedeva di Marco, Pietro aveva risposto di non averlo visto da un bel po’. La mamma si era preoccupata moltissimo e si era messa a chiedere di lui agli altri bambini e ai loro genitori. Il papà, dopo averlo cercato in tutti i posti, l’aveva trovato in una saletta del rifugio dove si era unito ad altri bambini che giocavano con un Lego enorme.
Passata la paura, il papà gli diede una tale sgridata che tutti i bambini presenti ne furono impressionati. Il papà, molto buono, perdonò Marco che, capito di avere sbagliato, promise di non allontanarsi mai più senza il permesso di uno dei genitori.