L’anima


Lo scritto è tratto dal mio libro Al Polo Sud e altri racconti di recente pubblicazione. Narra la storia di un manager di alto livello totalmente assorbito dal lavoro al punto di trascurare moglie e figli e di disinteressarsi della sorte degli altri. Un giorno l’anima, che ormai non si trova bene con lui, lo abbandona. Non riuscendo a vivere senza di lei intraprende una ricerca al fine di riconquistarla. Trova la ricetta in uno scritto di uno psichiatra americano che teorizza l’esistenza di uomini-macchina e uomini-uomini. Capìta l’importanza di essere uomo-uomo e di privilegiare la lealtà, la trasparenza e la generosità verso gli altri uomini, si converte. Una mattina si sveglia e sente l’anima. Ha ritrovato sé stesso.

Al Polo Sud e altri racconti è stato pubblicato ed è disponibile presso Youcanprint. Inoltre si può trovare presso Amazon e le librerie online e fisiche di Mondadori, Hoepli, Feltrinelli, ibs.it. L’editing del racconto è differente da quello del libro a causa dei diversi programmi di scrittura.

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L’anima

Leonardo, amministratore delegato di un’importante società internazionale, un lunedì si svegliò dopo avere passato il weekend in montagna a caccia di camosci con gli amici. Laura, la moglie, era rimasta a casa con i due figli, uno dei quali con l’influenza. Si alzò, come al solito, alle sette di mattina, andò al bagno, fece la doccia e la barba, e rientrò in camera. Mentre si annodava la cravatta gli parve di vedere, riflessa nello specchio, l’immagine di una persona coricata sul letto con la testa sul suo cuscino. Si avvicinò e vide che l’immagine era bidimensionale, come fosse un’ombra. Aveva il viso piatto ma simile al suo, come fosse stampato sul cartone. Perplesso, guardò meglio, poi si rivolse all’immagine e domandò con fare inquisitorio: “Chi sei e cosa fai nel mio letto?”.

“Sono la tua anima. Ho deciso di abbandonarti perché, ormai, non mi trovo bene con te. Invece di lasciarti alla morte, ho deciso di abbandonarti prima”.

“Perché mai prima della morte? Dopotutto abbiamo convissuto per più di cinquant’anni. Che azioni tanto terribili ho compiuto? Puoi spiegarlo?”.

“Non c’è nulla da spiegare, d’ora in avanti sarai un uomo senz’anima, perché non mi meriti”.

Cosa fare in simile circostanza? Preso dal panico Leonardo disse: “Vorrei sapere se te ne vai per sempre o c’è speranza che tu possa ritornare? Non posso vivere senza anima”.

“Non contare sul mio ritorno. Potrei ricomparire solamente se tu tornassi ad essere la persona di molti anni fa, quando frequentavi l’università e ti innamorasti di Laura. Altrimenti … starai senza di me, per sempre”.

Leonardo non disse nulla alla moglie. Era una santa donna e il pensiero di avere un marito senz’anima l’avrebbe sopraffatta. Disperato andò al lavoro e, mentre era al volante dell’auto, fece un piano d’azione. Innanzitutto, avrebbe dovuto capire bene la situazione e per questo si sarebbe fatto aiutare da Sandro, il suo migliore amico, che invitò la sera stessa a un aperitivo. Sul lavoro fece il possibile per comportarsi come nulla fosse accaduto. Nonostante ciò la segretaria e uno dei colleghi più vicini gli dissero che pareva diverso dal solito, come se gli fosse successo qualcosa o avesse un problema che lo assillava. Alla sera, al bar, l’amico gli suggerì di rivolgersi a un sacerdote. Era un problema d’anima e un prete avrebbe dovuto sapere cosa fare o, perlomeno, avrebbe potuto suggerire una soluzione. Prese appuntamento per la mattina seguente alle 8.00 con don Eugenio, sua vecchia conoscenza. Il sacerdote gli disse che la questione era abbastanza grave. “Nella storia della Chiesa sono ricordati solo alcuni casi simili accaduti nel Medioevo”. Gli diede alcuni suggerimenti tra i quali il più importante fu quello di fare l’analisi approfondita del suo comportamento e delle sue abitudini di vita. “In definitiva”, disse don Eugenio, “si tratta di un esame di coscienza, come si fa quando ci si prepara alla confessione”.

Fare un esame di coscienza? Una cosa non facile, in generale, che per Leonardo sarebbe stata ancora più complicata. Avrebbe dovuto dedicarsi di più alla famiglia, alla moglie: non passare quasi tutti i week end lontano da casa con gli amici. Avrebbe dovuto essere più disponibile con la madre e con la cognata rompiscatole. Avrebbe dovuto lasciare perdere le scappatelle con le belle e care ragazze che gli dimostravano, chissà perché, grande simpatia. Sul lavoro avrebbe dovuto avere più pazienza e non essere troppo diretto con i collaboratori che non si comportavano bene. Avrebbe dovuto relazionarsi in modo diverso con gli altri: si ricordò di non avere mai contribuito alle richieste di donazioni. Ultimamente aveva ricevuto inviti in tal senso da una fondazione per la cura dei bambini autistici e da un’associazione che faceva studiare bambini indiani.

Pensò che, comunque, sarebbe stato opportuno fare una verifica con l’anima per verificare di essere sulla strada giusta. Pregò, come poteva, di rivedere l’anima e una notte la incontrò prima di addormentarsi, distesa al suo fianco sul letto matrimoniale. La moglie era a dormire con il figlio più piccolo che aveva preso l’influenza dall’altro. L’anima lo ascoltò attentamente e alla fine commentò: “Sì sono cose giuste, ma non ci siamo ancora, devi fare di più, devi approfondire …” Pensò allora che avrebbe potuto aiutarsi con le grandi religioni orientali, Buddismo, Confucianesimo, Induismo. Quando si rese conto della vastità e complessità della documentazione esistente decise di seguire con qualcosa di più semplice. Alla ricerca di spunti di riflessione si imbatté in un articolo pubblicato da uno psichiatra americano che teorizzava la contrapposizione tra gli uomini-macchina e gli uomini-uomo. Ma …, chi è l’uomo-macchina?

È una persona sicura di sé, in generale corretta, che possiede notevole capacità di lavoro. Svolge la sua attività con grande responsabilità, inseguendo l’obiettivo del risultato, ottenuto con la massima efficacia ed efficienza e senza guardare in faccia a nessuno. Di norma, privilegia il lavoro rispetto alla famiglia e agli amici. L’uomo-macchina è così per natura, senza rendersene conto e, comunque, è contento della propria condizione. Si sente superiore agli altri uomini e capace di raggiungere obiettivi che gli altri potrebbero, addirittura, difficilmente concepire. Quasi sempre, assume la posizione di leader, essendo ben accetto agli altri uomini che, in generale, sono contenti di fare riferimento a un uomo di tali capacità. L’uomo-macchina passa attraverso le avversità della vita come i personaggi di Walt Disney attraversano i cristalli, senza scomporsi, ritagliando in questi la propria sagoma. Non vede i cristalli che attraversa perché è troppo impegnato e teso a raggiungere l’obiettivo con efficienza e celerità. Sempre, una prima volta nella vita, l’uomo-macchina si trova di fronte a un cristallo di spessore molto superiore agli altri che ha fino a quel momento attraversato. Non rendendosi conto dell’ostacolo, procede con la solita speditezza, con il risultato di rimanere spiaccicato sul cristallo, come nei cartoni animati. La sua sorpresa è notevole data l’impreparazione all’ostacolo. In generale, la prima volta che ciò accade l’uomo-macchina si rimette in piedi, si toglie la polvere di cristallo dai vestiti e riparte a inseguire gli obiettivi privilegiando la massima celerità, fino a un probabile successivo cristallo di grande spessore che, in alcuni casi, non riuscirà purtroppo a vedere per tempo. Il più delle volte, dopo un paio di spiaccicate nel cristallo l’uomo-macchina si ferma a meditare, da solo o con l’aiuto di altri, e cerca di capire come e perché di quanto avvenuto. L’analisi dell’accaduto può avvicinare l’uomo-macchina alle realtà della vita, quasi sempre trascurate per disimpegnare i compiti con destrezza e celerità. L’uomo-macchina può arrivare così a sollevare il pesante velo che copre l’essenza della vita: il dolore degli ammalati, le difficoltà economiche e materiali di molte famiglie, le guerre che si combattono nel mondo, le difficoltà di coloro che non riescono a condurre una vita degna. L’uomo-macchina è così pronto per la conversione a uomo-uomo.

Gli uomini-uomo sono rari, come d’altra parte lo sono gli uomini-macchina. È possibile che alcuni uomini-uomo siano nati in tale condizione mentre gran parte di essi proviene dalla conversione degli uomini-macchina. Per contro, è praticamente impossibile che un uomo-uomo si converta in uomo-macchina. Gli uomini, in generale, non sono né uomini-uomo né uomini-macchina. Sono semplicemente uomini che, in molti casi, subiscono il fascino degli uomini-macchina e, in alcuni casi, apprezzano il carisma degli uomini-uomo.

Leonardo capì allora di essere un uomo-macchina. Nato e cresciuto in quella condizione, vissuto per anni contento del proprio stato, senza conoscere l’esistenza della condizione di uomo-macchina. Ricordò di essere incappato in un primo spesso cristallo a trentacinque anni e di averlo superato in un paio di mesi, riprendendo l’attività con la solita grande determinazione ed efficacia. Poi, che a quarantadue anni si era nuovamente spiaccicato su un altro cristallo ancora più spesso e quella volta gli era costato molto riprendere il cammino. Ed ora la ritirata dell’anima, di gran lunga peggiore di una spiaccicata sul cristallo. Fu in questa occasione che Leonardo alzò per la prima volta il velo della vita e capì l’importanza di essere uomo-uomo e di privilegiare la lealtà, la trasparenza e la generosità verso gli altri uomini. Capì perché il suo modo di vivere era lontano dalle necessità degli altri uomini e che la vita merita d’essere vissuta anche per loro, aiutandoli a superare le loro difficoltà. Con la conversione a uomo-uomo iniziò la sua nuova vita.

La soddisfazione che derivò dalla nuova condizione di uomo-uomo gli permise di vivere con maggiore serenità il rapporto con tutti, a partire dalla moglie e dai figli – che, imparò a conoscere ormai grandi -, ai parenti, amici e colleghi, e dedicarsi ad aiutare agli altri, traendo grande giovamento alla stabilità dell’anima. Tra l’altro, l’esperienza accumulata gli permise di guadagnare un grande carisma. Non dovette pregare per il ritorno dell’anima. Ritornò da sola. Si svegliò una mattina e la sentì. Era tutta un’altra cosa. Aveva ritrovato sé stesso.

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