Rileggendo NOS Management – introdotto in un mio precedente articolo – nella parte finale del libro ho ritrovato tre capitoli intitolati, in ordine, Il Principio di Peter, La Legge di Parkinson e La Legge di Murphy. Le prime due testimoniano grandi verità e sono ancora attuali, soprattutto se applicati a strutture gerarchicamente e/o burocraticamente organizzate. La terza legge, che è presentata in questo articolo, è la riedizione di un famoso detto popolare applicato ai nostri tempi con tono apparentemente umoristico. Il Principio e le due leggi sono stati oggetto di diverse applicazioni che li hanno resi famosi anche al pubblico non specializzato.
NOS Management fu stampato e distribuito in milleduecento esemplari a favore della Fondazione Ariel. È previsto che prossimamente il testo sia aggiornato e pubblicato. L’editing dell’estratto è differente da quello del libro a causa dei diversi programmi di scrittura.
La Legge di Murphy
La cosiddetta legge di Murphy è un insieme di detti popolari della cultura occidentale a carattere ironico e caricaturale, riassunti nel primo assioma che è conosciuto come legge di Murphy e che ha dato il titolo al pensiero “murphologico”.
La legge stabilisce che:
Le cose andranno male in ogni possibile situazione “se viene data loro la possibilità di andare male”
Altre volte viene anche citato: “Se un lavoro o compito può dare più di un risultato e uno di questi risultati può essere negativo o dare luogo ad una conseguenza indesiderata, allora qualcuno farà in modo che ciò accada”, oppure “Se qualcosa può andare male allora andrà male”. Oppure, in alternativa, “Se qualcosa può andare male, andrà male, nel peggiore possibile momento e nel peggiore possibile dei modi” oppure, ancora “Qualunque cosa che può andare storto, andrà storto” e, infine “Se qualche cosa può andare male, andrà male e nel momento più inopportuno”.
L’autore della summa sulla murphologia è Arthur Bloch, un umorista statunitense, che pubblicò il primo libro della fortunata serie “La legge di Murphy” nel 1977. Negli anni seguenti Bloch pubblicò il secondo ed il terzo libro di Murphy e, negli anni successivi, altre opere collegate.
Nel primo libro della legge di Murphy viene citato come postulatore il capitano Edward A. Murphy, un ingegnere che alla fine degli anni ‘40 lavorava presso una base della U.S. Air Force al progetto MX981. Il progetto aveva lo scopo di verificare la tolleranza del corpo umano a subitanee decelerazioni. L’esecuzione delle prove prevedeva che il soggetto da sottoporre al test fosse collocato su di una slitta montata su un carrello ferroviario spinto da razzi. L’impatto della decelerazione veniva misurato mediante alcuni accelerometri posizionati sul corpo del soggetto. Un giorno, dopo avere trovato che i sensori erano stati posizionati male dal suo assistente, Murphy sanzionò il suo comportamento pronunciando la frase: “Se c’è una possibilità di fare male una cosa, lui la trova”.
Uno dei colleghi di Murphy ricorda che la denominazione della Legge venne decisa durante una riunione con gli altri membri del gruppo di lavoro a seguito dell’accaduto; la massima fu condensata in “se può capitare, capiterà” e così chiamata in scherno alla supposta arroganza di Murphy nei confronti dell’assistente. Secondo Robert Murphy, figlio di Edward, la massima del padre fu invece la seguente: “Se ci sono più alternative per eseguire un lavoro e una di esse porta al disastro, allora qualcuno seguirà questa alternativa”.
Subito dopo il fatto, il medico della base USAF (Dr. Paul Stapp) che aveva provato la decelerazione della slitta da molti “g”, tenne una conferenza stampa nella quale disse che i buoni risultati ottenuti dal progetto MX981 erano dovuti al credito dato dal gruppo di lavoro alla legge di Murphy e alla necessità di fare tutto il possibile per eluderla. Stapp poi riassunse la legge e disse che in generale essa vuole significare che è importante considerare tutte le situazioni possibili che potrebbero risolversi negativamente prima di condurre un test, per poi procedere a neutralizzarle. La visione della legge di Murphy da parte di Stapp è pertanto molto diversa da quella voluta da Murphy. Mentre la visione di Murphy è apparentemente negativa, quella di Stapp è un’affermazione che ciò di negativo che si può prevedere può essere superato con un’attenta pianificazione e sufficiente ridondanza.
Secondo alcuni, indipendentemente dalla esatta stesura e origine della massima, essa sottende il principio del defensive design (“progettazione in difesa”) che cerca di anticipare gli errori che l’utente finale potrebbe commettere. I sensori del test sulla decelerazione fallirono perché esistevano due possibilità di collegamento elettrico: una di esse avrebbe permesso letture corrette dei dati mentre l’altra non avrebbe consentito alcuna lettura. L’utente finale, in questo caso l’assistente di Murphy, doveva fare una scelta nel collegamento dei cavi. Facendo la scelta sbagliata ha fatto in modo che i sensori non funzionassero bene. Da notare che il defensive design è talvolta citato come procedura a prova di Murphy (“Murphy proof”).
Nelle tecnologie ben progettate per servire il cliente medio, gli utilizzi erronei sono il più possibile evitati. Per esempio i floppy disk da 3,5 pollici, una volta in uso nei PC, non entravano nello slot del drive se non erano orientati nel modo corretto. Invece i vecchi floppy da 5,25 pollici potevano essere infilati negli slot anche in modo da danneggiare il floppy disk o il drive. Altro esempio di defensive design noto a tutti è offerto dal posizionamento obbligato delle batterie nei cellulari e nelle macchine fotografiche digitali. Esiste un solo modo, e non sempre immediato, di posizionare queste batterie nei loro alloggiamenti. Da notare che la tecnologia dei CD ROM e dei DVD consente un orientamento del disco non univoco: il disco può essere inserito nello slot con la faccia rivolta in su o in giù ma, ciononostante, non vi è alcun pericolo per l’integrità del disco.
La legge di Murphy è vista talvolta come una filosofia di vita. Molti la vedono semplicemente come una strada da seguire nell’approccio a qualsiasi problematica che può dare luogo a difetti come, ad esempio, un progetto di ingegneria. Prendendo per tempo le necessarie precauzioni, si può essere ragionevolmente sicuri che i difetti non si verificheranno o che si verificheranno in numero ed entità il più possibile limitati. Alcuni considerano questo il vero significato che Murphy voleva dare alla sua legge, ovvero una semplice filosofia di defensive design che è stata male interpretata.